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(FORT APACHE ospiterà anche interventi di amici autori e giornalisti su temi "scottanti" inerenti Cultura, Politica e Attualità. Oggi tocca allo scrittore Luigi Condor Ercolani)


Nella sua ultima fatica letteraria, "Suicidio occidentale", il fu comunista Federico Rampini prende le distanze da ideologia woke, cancel culture e menate varie. L'ormai ventennale corrispondente dagli USA per Repubblica ammonisce che l'operazione di precipitoso sotterramento che l'Occidente sta attuando nei confronti della propria storia e della propria cultura, se non altro perché sono state queste ultime a permettergli di sviluppare la propria leadership mondiale.


Al di là del fatto che Rampini sia stato un po' troppo indulgente nei confronti degli evidenti demeriti di un certo Illuminismo radicale, e che viceversa sia fin troppo tirchio (per usare un eufemismo) nel riconoscere il ruolo invece cruciale di Santa Romana Chiesa, c'è da dire che quanto afferma è innegabile. Un processo che è in atto da molto tempo, se è vero che già ad inizio millennio l'allora cardinale Joseph Ratzinger aveva messo in guardia da quello che chiamava “l'odio dell'Occidente verso sé stesso”.

Di questo odio è ben protagonista la stessa Hollywood, e non potrebbe essere altrimenti. Da sempre gestita da ambienti progressisti, con pochissime e ben circostanziate eccezioni (è facile supporre che esse servano per non dare l'idea di essere un monopolio partitico), tra stantuffi e accelerate la macchina lonsangelina sta portando avanti in tutti modi il programma di neopuritanesimo ateo, materialistico e narcisistico implementato dalle elite che ne reggono le sorti.

Questa “agenda” (utilizziamo un termine alla moda, via) a cascata scende verso gli operatori del settore prima e, poi, finalmente, tocca gli spettatori/consumatori. Molti di essi possiedono certo gli anticorpi culturali per difendersi, ma via via sempre più persone, al contrario, no, e proprio queste ultime vengono obtorto collo indottrinate ideologicamente, ripetendo a pappagallo refrain che non hanno salde fondamenta di pensiero.

Una non piccola fetta del grande pubblico si convince così che l'unica società davvero storicamente perfida sia stata quella euro-nordamericana, i cui efferati crimini hanno sottomesso, vessato e corrotto altre ben più caste e umane culture. Una convinzione di un'ignoranza storica e sociologica che non è possibile definire altrimenti se non abissale, perché basta documentarsi per apprendere come tutte le società nel tempo abbiano avuto usanze o generato eventi degni di vergogna, se riletti ex-post.

Siccome però sono gli stessi americani a dire che non bisogna permettere alla verità di rovinare una bella storia, ecco che si fa largo a spintoni una riedizione del mito del Buon Selvaggio di Rousseau. Ad essa basta mescolare la necessità di redenzione pubblica tipica del puritanesimo e la narrazione vittimistica di certe minoranze, et voilà, la tempesta perfetta è servita: l'Occidente è l'origine di tutti i mali odierni, è tenuto compensare i propri peccati, e pazienza se per farlo si arriva a disegnare scenari antistorici. Il popolo oppresso chiede la gogna, e la gogna dovrà essere.

Non cadiamo, tuttavia, nell'errore di pensare che questa operazione voluta dall'alto sia solo imputabile allo stesso “alto”. Bisogna essere, chiari, in questo: la difesa d'ufficio delle balle di Hollywood, quelle che in nome di una rappresentazione delle minoranze a titolo di risarcimento distorcono persino mitologie molto antiche, è mero collaborazionismo, né più, né meno. Nessuno è giustificato nel rimanere nella propria ignoranza, e anzi, l'era digitale fa sì che ci siano tutti gli strumenti per controllare la veridicità o meno di certe affermazioni.

La società occidentale ha indiscutibilmente le sue zone d'ombra. La sua religiosità coercitiva post-medievale ha generato, per contrasto, un'ondata di ateismo materialistico che si è poi a sua volta estrinsecata in due grandi ideologie dalla vocazione totalitaria e disumana, nazismo e comunismo. Il revisionismo pietistico di questi tempi resta, tuttavia, non solo un falso storico, ma pure un modo per diseducare la prossima generazione di giovani e giovanissimi, oltre che qualche maturo.

Nasce quindi la necessità di contrastare, per quanto possibile, le balle della propaganda hollywoodiana attraverso la divulgazione di una veridicità storica onesta intellettualmente. In altre parole, come sempre, alla più spudorata menzogna va contrapposta la più limpida Verità. In tempi di dittatura del relativismo, più che di una missione, si tratta di una vera e propria vocazione.

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Giuseppe Cozzolino
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