Le provocazioni servono a "provocare qualcosa" (cioe` una reazione) che il provocatore ritiene possa andare a suo vantaggio.
Per esempio accelerare processi, ostacolarli, generarli, "emotivizzare" le reazioni dell'avversario, e cosi` via.
Il "provocato" decide se "agganciare" la provocazione o...
Le provocazioni servono a "provocare qualcosa" (cioe` una reazione) che il provocatore ritiene possa andare a suo vantaggio.
Per esempio accelerare processi, ostacolarli, generarli, "emotivizzare" le reazioni dell'avversario, e cosi` via.
Il "provocato" decide se "agganciare" la provocazione o se comportarsi diversamente:
- nessuna accelerazione, rallentamento, ostacolo nei suoi piani
- risposta asimmetrica
- risposta diretta alla provocazione perche` in questo vede dei vantaggi, o si ritiene in grado di girare a suo vantaggio gli eventi successivi
- risposta ritardata nei tempi e nei modi a lui piu` convenienti
Rispondere alle provocazioni "d'istinto", sull'onda delle emozioni, su pressioni "dal basso" e` fare il gioco del provocatore.
Subire passivamente le provocazioni significa altresi` dare via libera all'escalation perche` il provocatore si sente impunito.
La cosa piu` intelligente da fare, secondo me, e` da un lato punire pesantemente il "bullo" che agisce per conto terzi, ma non discostarsi, non modificare i propri piani che sono stati da tempo studiati nei tempi, nei modi, nelle risorse, tenendo conto dei vincoli e che hanno come obiettivo la neutralizzazione dei mandanti, cioe` del vero nemico.
Una cosa e` certa: coloro che conoscono quei piani si contano sulle dita di una mano, e provocare e` anche un modo per provare a saperne di piu`.
Un analista, un esperto, un giornalista, una "generale da divano" puo` solo azzardare ipotesi.
Per questo un "Comandante in Capo" che gode della fiducia della stragrande maggioranza dei suoi concittadini puo` permettersi di non discostarsi da quei piani a costo di "sembrare in errore", e la missione dei suoi nemici e` minare quanto piu` possibile questa fiducia, questo appoggio dal basso per costringerlo a modificare quei piani.
Il periodo fino al 20 gennaio 2025 sara` pieno di provocazioni.
Per esempio accelerare processi, ostacolarli, generarli, "emotivizzare" le reazioni dell'avversario, e cosi` via.
Il "provocato" decide se "agganciare" la provocazione o se comportarsi diversamente:
- nessuna accelerazione, rallentamento, ostacolo nei suoi piani
- risposta asimmetrica
- risposta diretta alla provocazione perche` in questo vede dei vantaggi, o si ritiene in grado di girare a suo vantaggio gli eventi successivi
- risposta ritardata nei tempi e nei modi a lui piu` convenienti
Rispondere alle provocazioni "d'istinto", sull'onda delle emozioni, su pressioni "dal basso" e` fare il gioco del provocatore.
Subire passivamente le provocazioni significa altresi` dare via libera all'escalation perche` il provocatore si sente impunito.
La cosa piu` intelligente da fare, secondo me, e` da un lato punire pesantemente il "bullo" che agisce per conto terzi, ma non discostarsi, non modificare i propri piani che sono stati da tempo studiati nei tempi, nei modi, nelle risorse, tenendo conto dei vincoli e che hanno come obiettivo la neutralizzazione dei mandanti, cioe` del vero nemico.
Una cosa e` certa: coloro che conoscono quei piani si contano sulle dita di una mano, e provocare e` anche un modo per provare a saperne di piu`.
Un analista, un esperto, un giornalista, una "generale da divano" puo` solo azzardare ipotesi.
Per questo un "Comandante in Capo" che gode della fiducia della stragrande maggioranza dei suoi concittadini puo` permettersi di non discostarsi da quei piani a costo di "sembrare in errore", e la missione dei suoi nemici e` minare quanto piu` possibile questa fiducia, questo appoggio dal basso per costringerlo a modificare quei piani.
Il periodo fino al 20 gennaio 2025 sara` pieno di provocazioni.