In tempo di guerra (piu` o meno dichiarata) fa parte del gioco descrivere l'avversario "a tinte scure".
Non fosse cosi` il gioco del "bene contro il male" (come giustificazione del conflitto) non reggerebbe a lungo nella testa dell'opinione pubblica che paga e fornisce "le perdite sul campo"...
In tempo di guerra (piu` o meno dichiarata) fa parte del gioco descrivere l'avversario "a tinte scure".
Non fosse cosi` il gioco del "bene contro il male" (come giustificazione del conflitto) non reggerebbe a lungo nella testa dell'opinione pubblica che paga e fornisce "le perdite sul campo".
Ma tutto cio` fa parte della propaganda, la realta` e` (o puo` essere) molto diversa.
La diplomazia e` uno "metodo" per la soluzione dei problemi alternativo alla guerra (o che si propone di porvi fine) che necessariamente deve essere concreta, con i piedi per terra, realista, obiettiva, e scevra da pregiudizi, preconcetti, stereotipi, fanatismi.
Dove non sia possibile (per i rapporti di forza sul campo) conseguire una vittoria attraverso la sconfitta schiacciante dell'avversario (win-lose), si punta ad individuare le possibilita` di una "vittoria reciproca" (win-win):
- Identificando opzioni innovative che soddisfino gli interessi di entrambe le parti.
- Generando benefici reciproci che vadano oltre le aspettative iniziali.
- Costruendo fiducia per aprire le porte a future collaborazioni.
- Comprendendo (reciprocamente) le esigenze, i valori e le priorità dell'altra parte per facilitare il dialogo.
- Identificando gli obiettivi più importanti da raggiungere durante la negoziazione.
- Concludendo la negoziazione in tempi adeguati, evitando ritardi o pressioni indebite.
- ...
Un processo non breve, che avanza per tappe progressive, che necessita` di un minimo di credibilita` e di fiducia reciproca e che non ha nulla da spartire con la propaganda.
E` importante tenere in considerazione questi aspetti quando si cerca di analizzare le dichiarazioni e le posizioni dei contendenti che da una parte devono assicurare la sufficiente copertura e riservatezza ai "negoziatori", e dall'altra parte modificare il tono e l'indirizzo della propaganda per preparare il proprio pubblico a quanto verra` poi deciso.
Tutto cio` richiede mesi e mesi di duro lavoro, per cui aspettarsi risultati significativi nel breve termine non ha senso, e questo da` il destro a chi i negoziati vuole sabotare presentandoli come impossibili, inefficaci, dove l'inganno, la manipolazione, la "circonvenzione d'incapace" e` regola, perche` per il loro l'inizio o la continuazione del conflitto e` piu` vataggioso della sua ssenza.
La vendita onesta sta alla negoziazione, come la truffa sta alla propaganda.
Non fosse cosi` il gioco del "bene contro il male" (come giustificazione del conflitto) non reggerebbe a lungo nella testa dell'opinione pubblica che paga e fornisce "le perdite sul campo".
Ma tutto cio` fa parte della propaganda, la realta` e` (o puo` essere) molto diversa.
La diplomazia e` uno "metodo" per la soluzione dei problemi alternativo alla guerra (o che si propone di porvi fine) che necessariamente deve essere concreta, con i piedi per terra, realista, obiettiva, e scevra da pregiudizi, preconcetti, stereotipi, fanatismi.
Dove non sia possibile (per i rapporti di forza sul campo) conseguire una vittoria attraverso la sconfitta schiacciante dell'avversario (win-lose), si punta ad individuare le possibilita` di una "vittoria reciproca" (win-win):
- Identificando opzioni innovative che soddisfino gli interessi di entrambe le parti.
- Generando benefici reciproci che vadano oltre le aspettative iniziali.
- Costruendo fiducia per aprire le porte a future collaborazioni.
- Comprendendo (reciprocamente) le esigenze, i valori e le priorità dell'altra parte per facilitare il dialogo.
- Identificando gli obiettivi più importanti da raggiungere durante la negoziazione.
- Concludendo la negoziazione in tempi adeguati, evitando ritardi o pressioni indebite.
- ...
Un processo non breve, che avanza per tappe progressive, che necessita` di un minimo di credibilita` e di fiducia reciproca e che non ha nulla da spartire con la propaganda.
E` importante tenere in considerazione questi aspetti quando si cerca di analizzare le dichiarazioni e le posizioni dei contendenti che da una parte devono assicurare la sufficiente copertura e riservatezza ai "negoziatori", e dall'altra parte modificare il tono e l'indirizzo della propaganda per preparare il proprio pubblico a quanto verra` poi deciso.
Tutto cio` richiede mesi e mesi di duro lavoro, per cui aspettarsi risultati significativi nel breve termine non ha senso, e questo da` il destro a chi i negoziati vuole sabotare presentandoli come impossibili, inefficaci, dove l'inganno, la manipolazione, la "circonvenzione d'incapace" e` regola, perche` per il loro l'inizio o la continuazione del conflitto e` piu` vataggioso della sua ssenza.
La vendita onesta sta alla negoziazione, come la truffa sta alla propaganda.