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  1. Il Papa, la "frociaggine" e i fessi che abboccano sempre (di Franco Marino)

    Mi ha sempre stupito - e non dovrebbe - la facilità con cui la gente caschi nella propaganda, in un senso e nell'altro, e dia a certe esternazioni un valore che non hanno. Così molti del mondo tradizionalista sono andati in sollucchero per le frasi di Bergoglio e quelli progressisti si sono incazzati, non tenendo conto di una serie di cose che invece vengono completamente ignorate: la prima è che stiamo parlando di un gesuita, ossia di un venditore di pentole e tappeti - chi li ha...
    Al di là di questa tua analisi, come sempre lucidissima e chiarissima, di cui condivido ogni parola, cito come aneddoto la mia esperienza personale, da persona nata alla fine degli anni 60, con educazione cattolica non bigotta e abbastanza poco praticante e da ragazzo che ha passato le scuole elementari e medie presso scuole gestite da preti e suore (come potessero convivere nelle stesse strutture, secondo i canoni cattolici, senza avere implicazioni particolari non lo ho mai capito), ma che, forse per carattere, non ne ha mai assimilato le dottrine, tanto da subire spesso punizioni. Personalmente non mi è mai capitato, per fortuna, di essere oggetto di attenzioni particolari, né di assistervi verso altri ragazzi. Ricordo comunque un prete della mia parrocchia di appartenenza, all'epoca aitante giovane, che si diceva si fosse fatto prete per volere di uno zio (ricco) che lo aveva cresciuto, il quale all'epoca girava in Alfetta 2000 (tutto dire per gli anni 70), che per divertimento, spesso noi ragazzini tra gli otto e dieci anni, sorprendevamo in auto, appartato in Camporeale con qualcuna delle tante bigotte che frequentavano la chiesa, beh ad un tratto, morto lo zio, quel prete ha lasciato i voti continuando la sua vita con villa al mare, motoscafo, belle auto, donne e chissà cos'altro. Questo ed altri episodi mi hanno insegnato il peso da dare non alla religione cattolica in sé, bensì alla struttura della chiesa.
     
    Giusto per precisare: i preti non fanno voto di castità ma di celibato. È ovvia la contraddizione perché comunque si macchierebbero di peccato non rispettando tale rinuncia.
    Il cancro della pedofilia, poi, si esclude ovviamente da qualsiasi "umana" considerazione.
     
    Da alcuni anni l'ammontare dell'8x100 dato al Vaticano continua a diminuire lo scorso anno é arrivato a 910 milioni di euro, per la prima volta sotto il miliardo. Storicamente il declino del cattolicesimo é un processo irreversibile. Bergoglio é stato messo lì perché é bravo a barcamenarsi tra coloro che possono finanziare lo stato. Probabilmente si é accorto di essersi spostato troppo a sx (per modo di dire) e lì soldi pochi. Quindi torniamo piano piano indietro, riprendiamo la fiducia dei credenti che hanno abbandonato le chiese e l'8x1000. Non mi stupisce se ricominciasse a parlare da papà buono invece che da marketing manager.
     
    Ti confesso che il termine che ha usato il Papa è un termine preciso che non sentivo da almeno20 anni e utilizzato nei peggiori locali di Roma
    Detto questo il punto è che era consapevole di quello che stava dicendo… voleva attaccare le lobby gay all’Interno della Chiesa… una Chiesa che ha un potere già enorme sotto tutto i punti di vista
    Ieri comunque Bergoglio è stato tradito e non so come si evolverà questa vicenda
    Io sono sempre stata credente, a parte qualche momento di crisi dalla Fede e conseguente allontanamento, ma non mi sono mai riconosciuta in questa chiesa … mai
    Confesso di non aver mai capito questo amore e devozione nei confronti dei pontefici ( tutti)
    Vivo il mio credo in modo intimo e solitario … tutto il resto non mi appartiene e non l’ho mai venerato,anzi, sempre criticato
     
    Gli ambienti religiosi (scuole, conventi, monasteri, seminari, ecc.) sono sempre stati dei ricettacoli di omosessuali e, credimi, te lo dice uno che tra suore e preti ha passato circa 10 anni in collegi religiosi. Tant’é che mi sono sempre chiesto se fossero loro stessi a rifugiarsi appositamente in questi habitat a loro più confacenti sentendosi oltrettutto più protetti o se invece entrando in questi luoghi lo diventassero indotti dall’ambiente magari anche perché, essendolo incosciamente, si riscoprivano tali una volta arruolati. La cosa non mi tange più di tanto fintanto che se la intendono tra simili, ma diventa biasimabile lì dove la maggioranza degli istitutori nascondevano sotto la tonaca il vizio morboso delle mani lunghe su adolescenti facilmente manipolabili. All’epoca, riuscire ad evitare scaltramente tali attenzioni non solo non era affatto facile, ma andava regolarmente a scapito di una bella pagella. La mia pagella, mai particolarmente lusinghiera, può testimoniare la mia non facile riuscita nell’impresa, a differenza di quella di qualche compagno che, innocentemente captato per qualche “lezione privata”, pur non essendo una cima, vide lievitare la sua media senza particolari sforzi. Incuriosito da questa peculiarità ho cercato di approfondire l’argomento confrontandomi con altri compagni e compagne con analoghe esperienze. Già i miei nonni, non senza imbarazzo considerati i tempi, mi raccontarono che, nel secolo appena passato, non era affatto infrequente, anzi era la regola specie nelle famiglie benestanti, considerato che per prendere i voti bisognava portare una dote alla chiesa, che i figli con tendenze "particolari" venissero chiusi in convento anche perché non utili quali successori sia in termini di buon nome della casata che di eredità da trasmettere ai discendenti (cosa in verità superabile agevolmente grazie alle attenzioni che il fattore o lo stalliere riservavano ben volentieri alla padrona di casa). Lo stesso avveniva per le donne ed in particolare per le “ragazze madri” che, una volta chiuse in convento, venivano indotte ad abortire o a separarsi, in favore di altri, dal “frutto del peccato” giustificando il ritrovamento con l’abbandono da parte di una madre del piccolo sulla “ruote degli esposti” da cui il cognome più comune a Napoli di “Esposito”. Di qui i numerosi orfanotrofi gestiti da religiosi nei quali era facile imbattersi nei “figli della guerra”, bimbi di colore nati da donne napoletane durante l’occupazione americana come 'o sarracino, la famosa canzone di Carosone del 1958 che racconta di un giovane meticcio che fa sognare le donne napoletane. Non a caso nei sotterranei di numerosi conventi di suore, durante lavori di restauro, continuano ad emergere resti di piccoli umani testimoni di tali metodiche. Ben diverso è invece il prete che, dando libero sfogo ai propri istinti sessuali, pratica sesso con donne compiacenti dal momento che, confrontandomi con più di un amico sacerdote dedito a tali esperienze, tutti hanno tenuto a precisare che solo alcuni monaci fanno voto di “castità”, mentre la maggioranza dei preti secolari fanno solo voto di “celibato” che è cosa ben diversa: cioè promettono e si impegnano fedelmente solo ed unicamente a “non sposarsi”, cosa che non pregiudica loro la possibilità di avere rapporti sessuali. Diversa è invece la condizione delle suore che, confermando l’estremo maschilismo della chiesa cattolica (secondo solo a quello islamico), pronunciano voto di “povertà, obbedienza e castità”. Anche qui, non sono pochi gli amici che, educati dalle suore, mi hanno confidato che è a molte di queste devono la loro “inizializzazione” al sesso. Altresì sono state ritrovate, finanche nei conventi di monache di clausura, uscite segrete collegate a sotterranei attraverso cui le monache, in abiti borghesi, uscivano nei quartieri popolari di Napoli per fuggire dai grigiori delle mura religiose e, chi sa, anche per darsi ad una più dolce vita. Io personalmente sono amico di un infermiere che mi ha confidato che una giovane suora, quando ne sente il bisogno, si fa ricoverare in clinica con una scusa, per poterlo riabbracciare specie quando gli tocca il turno di notte. E son sicuro che questo non è nulla rispetto a tante altre storie che superano ogni fantasia.
     
    Mamma mia … che racconto
    Io sempre e solo scuole pubbliche… e consentitemi la battuta… grazie a Dio🤣🤣🤣🤣
     
    Io sono vissuta 5 anni in un collegio di suore lesbicacce infami perché si portavano a letto alcune ragazzine non abbienti che "tenevano per pietà" . Le poverette non solo dovevano lavare piatti e pulire pavimenti ma soddisfare le voglie. La notte, in camerata si entivano i loro pianti. Una volta una delle lesbicacce ci ha provato con me mentre mi facevo iil bagno, voleva passarmi la spugna tra ke gambe, le ho dato un morso potente. Zitta e muta, ero tra quelle che pagavano bene.
     
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