E` questo un "momento storico" che stimola (almeno a me) delle riflessioni.
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Un eccesso di idealismo (non nel senso filosofico del termine, ma nel senso di un eccesso di astrazione-idealizzazione che tiene poco i piedi per terra) genera sempre, prima o poi, delle delusioni.
E si sa`, le...
E` questo un "momento storico" che stimola (almeno a me) delle riflessioni.
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Un eccesso di idealismo (non nel senso filosofico del termine, ma nel senso di un eccesso di astrazione-idealizzazione che tiene poco i piedi per terra) genera sempre, prima o poi, delle delusioni.
E si sa`, le delusioni sono figlie delle illusioni, e ambedue conseguenze di "poco realismo".
Molti sono rimasti "delusi" dall'intervento sovietico in Ungheria prima, in Cecoslovacchia poi, dalla legge marziale in Polonia in seguito.
Altri si sono illusi con Gorbačjov, con lo scioglimento del Patto di Varsavia, con l'indipendenza da lui concessa alle Repubbliche Baltiche e, dulcis in fundo, delusi dal crollo dell'Unione Sovietica, dall'alcolismo di Eltsin,
Illusi dalla "democratizzazione" della Russia, delusi "dall'autocrazia" di Putin.
Totale schizofrenia, lampante dissonanza cognitiva, totale estraniazione dalla realta` ed immersione totale nelle fantasie che caratterizzano le "narrazioni" sostenute del Potere che necessita del consenso per governare: le "Democrazie Occidentali" in primis.
Eppure un filo conduttore che unisce la sconfitta della Germania ed dell'Europa Nazifascista a "Putin" attraverso le varie vicissitudini che ho appena accennato, c'e`, e non e` nemmeno cosi` difficile da cogliere per chi si attiene ai criteri di una sana realpolitik che considera i continui mutamenti dei rapporti di forza rispetto al costante obiettivo di soddisfare gli interessi "nazionali" (che sono sempre quelli delle classi dominanti di quel Paese e di quel particolare momento storico).
Oggi molti sono rimasti delusi dall'approccio "imperial-autoritario" di Trump nei confronti degli "alleati" (ma se sei parte di quell'impero, non puoi essere un alleato: per esserlo dovresti essere "sovrano").
Altri sono "illusi" che il nuovo "biondo Messia" conceda finalmente l'indipendenza e la sovranita` tanto attesa da 80 anni a questa parte, in virtu` di chissa` quali "illuminazione" risultato del miracolo divino (chi potrebbe mai dubitarne) che lo ha salvato da una "diabolica" pallottola (e sono in molti, piu` di quanto si possa pensare, a credere in questo "divino evento/segno messianico").
Ma anche qui il filo conduttore c'e`, non difficile da scorgere (dalla Corea, passando per il Vietnam, attraversando l'Irak, la Libia, la Jugoslavia per arrivare all'Ucraina) e funzionale all'imperativo di difendere gli interessi nazionali (ripeto: di quelle classi, lobby, corporazioni che sono dominanti in quel Paese, in quel particolare momento storico).
Perche`, secondo me, quando si parla di Paesi per le cui dimensioni (in termine di vastita`, popolazioni, potenza economica e militare) sono oggettivamente "dominanti" quei Paesi hanno una loro propria "ideologia nazionale", fatta di valori, tradizioni, obiettivi, visione del Mondo e della loro collocazione in esso, del futuro auspicabile e programmabile per se` stessi, che si possono o meno condividere, ma che esistono ed agiscono.
A quel punto, se non sei nel novero dei "Paesi dominanti", se vuoi sopravvivere come Paese (per quanto possibile e concesso) indipendente, ti devi "ideologicamente" schierare (pro, contro),ed economicamente, militarmente, politicamente, culturalmente, rafforzare, alleare se serve, essere "realista" per non cadere preda delle illusioni e sfuggire dalle inevitabili delusioni.
Ma serve la politica seria, "professata" (come si fa per una religione), professionale (competente, all'altezza del compito), gestita da "statisti".
Che cosa e` uno "Statista"?
Prendo e ripropongo: "Uno statista è una figura di spicco nella Storia e nella Politica di un Paese, caratterizzata da una visione elevata (e quindi lungimirante), un senso di responsabilità verso lo Stato (quindi non amore del poter in se`, ma del potere come mezzo) e la capacità di guidare il proprio Paese verso il progresso e la stabilità".
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Un eccesso di idealismo (non nel senso filosofico del termine, ma nel senso di un eccesso di astrazione-idealizzazione che tiene poco i piedi per terra) genera sempre, prima o poi, delle delusioni.
E si sa`, le delusioni sono figlie delle illusioni, e ambedue conseguenze di "poco realismo".
Molti sono rimasti "delusi" dall'intervento sovietico in Ungheria prima, in Cecoslovacchia poi, dalla legge marziale in Polonia in seguito.
Altri si sono illusi con Gorbačjov, con lo scioglimento del Patto di Varsavia, con l'indipendenza da lui concessa alle Repubbliche Baltiche e, dulcis in fundo, delusi dal crollo dell'Unione Sovietica, dall'alcolismo di Eltsin,
Illusi dalla "democratizzazione" della Russia, delusi "dall'autocrazia" di Putin.
Totale schizofrenia, lampante dissonanza cognitiva, totale estraniazione dalla realta` ed immersione totale nelle fantasie che caratterizzano le "narrazioni" sostenute del Potere che necessita del consenso per governare: le "Democrazie Occidentali" in primis.
Eppure un filo conduttore che unisce la sconfitta della Germania ed dell'Europa Nazifascista a "Putin" attraverso le varie vicissitudini che ho appena accennato, c'e`, e non e` nemmeno cosi` difficile da cogliere per chi si attiene ai criteri di una sana realpolitik che considera i continui mutamenti dei rapporti di forza rispetto al costante obiettivo di soddisfare gli interessi "nazionali" (che sono sempre quelli delle classi dominanti di quel Paese e di quel particolare momento storico).
Oggi molti sono rimasti delusi dall'approccio "imperial-autoritario" di Trump nei confronti degli "alleati" (ma se sei parte di quell'impero, non puoi essere un alleato: per esserlo dovresti essere "sovrano").
Altri sono "illusi" che il nuovo "biondo Messia" conceda finalmente l'indipendenza e la sovranita` tanto attesa da 80 anni a questa parte, in virtu` di chissa` quali "illuminazione" risultato del miracolo divino (chi potrebbe mai dubitarne) che lo ha salvato da una "diabolica" pallottola (e sono in molti, piu` di quanto si possa pensare, a credere in questo "divino evento/segno messianico").
Ma anche qui il filo conduttore c'e`, non difficile da scorgere (dalla Corea, passando per il Vietnam, attraversando l'Irak, la Libia, la Jugoslavia per arrivare all'Ucraina) e funzionale all'imperativo di difendere gli interessi nazionali (ripeto: di quelle classi, lobby, corporazioni che sono dominanti in quel Paese, in quel particolare momento storico).
Perche`, secondo me, quando si parla di Paesi per le cui dimensioni (in termine di vastita`, popolazioni, potenza economica e militare) sono oggettivamente "dominanti" quei Paesi hanno una loro propria "ideologia nazionale", fatta di valori, tradizioni, obiettivi, visione del Mondo e della loro collocazione in esso, del futuro auspicabile e programmabile per se` stessi, che si possono o meno condividere, ma che esistono ed agiscono.
A quel punto, se non sei nel novero dei "Paesi dominanti", se vuoi sopravvivere come Paese (per quanto possibile e concesso) indipendente, ti devi "ideologicamente" schierare (pro, contro),ed economicamente, militarmente, politicamente, culturalmente, rafforzare, alleare se serve, essere "realista" per non cadere preda delle illusioni e sfuggire dalle inevitabili delusioni.
Ma serve la politica seria, "professata" (come si fa per una religione), professionale (competente, all'altezza del compito), gestita da "statisti".
Che cosa e` uno "Statista"?
Prendo e ripropongo: "Uno statista è una figura di spicco nella Storia e nella Politica di un Paese, caratterizzata da una visione elevata (e quindi lungimirante), un senso di responsabilità verso lo Stato (quindi non amore del poter in se`, ma del potere come mezzo) e la capacità di guidare il proprio Paese verso il progresso e la stabilità".