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Premetto che a me l'apertura alle auto cinesi convince poco. Detto ciò, siccome non siamo leghisti e badogliani, cerchiamo di raccontare la storia per intero, senza filtri ideologici di sorta.
1) Il settore automotive europeo, assai richiesto dal mercato cinese, è in crisi a causa delle folli norme ricalcate sull'impostura green (Davos=magnaschei euroatlantici) e dei costi dell'energia esplosi in seguito alla guerra in Ucraina (voluta dai Dem, ossia dagli USA).
2) Washington non è un semplice cliente disinteressato, caduto in disgrazia a causa della sua innata propensione alla generosità nei confronti di un mondo egoista e irriconoscente. L'America è una superpotenza gelosa del proprio status, che non ha mai rinunciato a minare lo sviluppo tecnologico dei concorrenti, in primis degli "alleati" tedeschi e italiani. Da oltreatlantico arriva roba ad alto valore aggiunto come software, elettronica, veicoli, macchinari vari e, in primo luogo, sistemi d'arma discutibili (armi, non utilitarie economiche per un target di precari cronici) sabotabili da remoto (dov'è andata a finire la salvaguardia dell'interesse nazionale?), gas liquefatto a prezzi maggiorati che ci sta dissanguando e i famigerati vaccini che stanno causando una moria di bocche ritenute inutili. Quindi smettiamola di sposare la narrazione piagnucolosa di Vance e soci o di ripetere che acquistano le nostre merci a basso valore aggiunto per puro spirito caritatevole.
3) Anche Pechino è un potenziale cliente e potrebbe assorbire una quota dei nostri prodotti, giacché non esistono schemi fissi e ruoli eterni e la storia del "compratore di ultima istanza" è destinata a finire. Riscuotere un mediocre successo di pubblico in Cina, come è capitato a quella fetecchia di film che è C'è ancora domani della Cortellesi, significa nella peggiore delle ipotesi recuperare i costi di produzione. A buon intenditor, poche parole. Per quale motivo dovremmo rinunciare a un mercato immenso come quello cinese?
4) Gli italiani devono mettersi in testa che occorre tornare a fabbricare “cose difficili” e indispensabili, ad alto valore aggiunto, e piantarla una buona volta di voler rifilare la grande bellezza artistica ed enogastronomica al turista di turno.
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