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La Serie "Mercoledì", ispirata alla celebre ed amatissima serie e fumetto della "Famiglia Addams", disponibile su Netflix ed attribuita (erroneamente, perchè è chiaramente un prodotto standardizzato di quella piattaforma, accostabile a molti altri titoli come "Le terrificanti avventure di Sabrina" o "Riverdale") a Tim Burton, che ne ha diretto alcuni episodi, è l'ennesimo esempio di un show anche guardabile ma che finisce con l'essere "gonfiato" oltre i suoi reali meriti, sia per le ovvie manovre di marketing di chi lo promuove, sia per l'ormai endemica mancanza di memoria collettiva in tanti giovani ingozzati sulle piattaforme di streaming di serie e film sempre "uguali" a se stessi, genuflessi a stereotipi narrativi ormai rancidi e forzature ideologiche - il meraviglioso mondo "woke", "inclusivo" e "green" dell'Upper Class USA - non meno insopportabili per chi abbia conservato ancora un paio di neuroni nella materia grigia.

Come ha giustamente scritto una Pagina che seguo:
"Per colpa di una scena in cui Mercoledì balla come una deficiente, adesso ogni donna sulla faccia del pianeta si sente in obbligo di riproporre online lo stesso balletto, scavando un grossissimo solco nel rapporto tra se stessa e la sua futura progenie."

Battute a parte, è il terrificante conformismo che spesso si percepisce nella volontà di indirizzare milioni di giovani verso questi prodotti, azzerando completamente l'esistenza di un secolo precedente di film, telefilm, cartoon ed altri prodotti di intrattenimento, come se non fossero mai esistiti., a risultare insopportabile Non è colpa di "Mercoledì" (che, ripeto, si può tranquillamente visionare in mancanza spesso di meglio) ma di chi manovra alle spalle di questi show per farceli piacere. Con le buone o le cattive.
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Giuseppe Cozzolino
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